“L’amore può trasformarsi in una dipendenza affettiva, ma la dipendenza affettiva non potrà mai trasformarsi in amore”
Enrico Maria Secci

Al giorno d’oggi si sente spesso parlare di “Dipendenza Affettiva”. Ma sappiamo in realtà che cosa indica tale termine?
La dipendenza affettiva viene inserita tra le nuove dipendenze comportamentali, che hanno come destinatario un individuo con cui viene stabilito un legame esclusivo e psicopatologico.
La relazione con il partner diventa una condizione unica, fondamentale ed essenziale per la propria esistenza con la conseguente perdita
dell’individualità di ognuno dei due partner a favore dei bisogni e dei desideri di uno dei due, il quale pare non avere più la capacità di riconoscere l’altro nella sua diversità.
La Dipendenza Affettiva, quindi, non riguarda un singolo soggetto ma due individui, anche se in realtà essa potrebbe essere maggiormente alimentata da un solo partner.
La dipendenza nei confronti di una persona sembra essere parte integrante di una relazione d’amore soprattutto nel corso delle prime fasi che riguardano l’innamoramento in cui si è, nella maggior parte dei casi, totalmente dipendenti dall’altro/a; tuttavia, nel momento in cui il tutto assume una valenza di necessità assoluta, si corre il rischio di trasformare tale relazione in un legame del tutto disfunzionale.
In questo caso l’amore potrebbe essere paragonato ad una sostanza d’abuso dato che, in entrambi i casi, è possibile sviluppare una dipendenza. Difatti, la Dipendenza Affettiva presenta delle analogie con la dipendenza da sostanze come avviene nel caso delle tossicodipendenze: tutto ruota intorno al partner con la tendenza ad isolarsi ed evitare gli altri con conseguente chiusura in sé stessi. Allo stesso tempo, mettere fine a una relazione di tipo dipendente può provocare ansia e depressione.
Con il passare del tempo non si è più in grado di uscire dal rapporto con il partner poiché il pensiero di stare del tutto soli è di gran lunga peggiore: il funzionamento della persona dipende proprio dalla relazione affettiva.
Nei casi più gravi, per esempio, quando il partner è violento sia verbalmente che fisicamente, il soggetto dipendente non ammette la gravità della situazione, ma al contrario tende a giustificarlo o a colpevolizzarsi leggendo il comportamento del partner in maniera del tutto errata (“Mi tratta in questo modo perché ho sbagliato, me lo merito”).
Nonostante questo, solitamente gli individui che presentano Dipendenza Affettiva sono consapevoli delle conseguenze devastanti che il partner comporta nella loro vita, ma cosi come avviene nel caso delle tossicodipendenze, non riescono a far a meno della relazione: quest’ultima, di conseguenza, può essere paragonata a un obiettivo da mantenere, una sorta di ricompensa che consente alla persona dipendente di ridurre la sofferenza e sentirsi meglio.
La guarigione dalla dipendenza affettiva, così come per le altre dipendenze, è un processo complesso, ma possibili, che può richiedere del tempo. Il punto di partenza corrisponde al riconoscimento della propria dipendenza accompagnato dalla volontà del soggetto di intraprendere un percorso che conduca a un vero e proprio cambiamento.
I requisiti più importanti per sostenere tutto ciò sono coraggio, fermezza e forza: solo attraverso essi, insieme a una terapia cognitivo comportamentale, si può porre un punto definitivo alla relazione disfunzionale.
Per approfondimenti:
- Borgioni, M. (2015). Dipendenza e contro-dipendenza affettiva. Roma Alpes Italia.
- Caretti, La Barbera (2009), Le nuove dipendenze. Diagnosi e clinica. Carocci editore.
Articolo a cura della Dott.ssa Chiara Iarussi, Laureata in Psicologia Clinica e della Salute
chiarussi21@gmail.com