“Dopo la meraviglia iniziale della foresta, una sorpresa più per lo spettacolo che altro, riuscii a capirla. Allora il resto del mondo mi sembrò monotono e inerte, al confronto, solo il riflesso sbiadito di quell’ immagine vivida, una zona opaca di penombra simile ad un purgatorio semiabbandonato.”
J.G. Ballard, Foresta di cristallo.

Il termine “Restorativeness” si colloca nel campo di studio della psicologia ambientale. Nello specifico significa “ristoratività”, ovvero un processo di rinnovamento e ripristino delle capacità psicologiche, fisiche e sociali dovuto a determinate caratteristiche ambientali o ad un determinato ambiente nel suo complesso. I processi rigenerativi non sono specifici di un determinato ambiente, ma possono procedere più prontamente o lentamente in alcuni ambienti piuttosto che in altri.
In particolare due teorie complementari hanno guidato gran parte della ricerca sugli ambienti rigenerativi: “La teoria del recupero dello stress” e “la teoria del recupero dell’attenzione”.
Secondo la teoria del recupero dello stress di Roger Ulrich, la natura consente il recupero da situazioni di stress psicofisiologico. Essa propone che il recupero possa avvenire quando una scena suscita sentimenti di benessere, tranquillità e serenità, perlopiù in condizioni naturali.Gli stimoli naturali favoriscono il ripristino dei livelli ottimali di attivazione fisiologica, la comparsa di emozioni positive e la riduzione dei livelli di rabbia e aggressività.
Ulteriore teoria precedentemente citata, a sostegno della ristoratività ambientale è la teoria del recupero dell’attenzione di Kaplan, la quale sostiene chela natura promuove il recupero della fatica mentale in seguito ad uno sforzo cognitivo intenso. La fatica mentale, deriva dall’uso eccessivo dell’ attenzione che può essere volontaria o involontaria. Quella involontaria, non richiede sforzi e risulta esserecentrale nella suddetta teoria. Dalle ricerche sulla restorativeness emerge che l’uso dell’ attenzione involontaria avviene più frequentemente negli ambienti naturali, in quanto intrinsecamente più affascinanti. Ciò non esclude che anche alcuni ambienti urbani possano offrire una soluzione efficace per un ripristino cognitivo, come ad esempio musei e monasteri dotati di elementi architettonici, facilmente accessibili e compatibili con il tempo libero di molte persone.
Dalla letteratura inerente l’argomento si può quindi constatare che gli ambienti naturali, soprattutto paesaggi montagnosi ed acquiferi, parchi naturali e verdi portano ad un recupero psicofisiologico e cognitivo maggiore a discapito di altri ambienti. Nonostante gli ambienti naturali siano considerati gli ambienti di ristoro per eccellenza, alcuni studi, seppur pochi, hanno dimostrato che il recupero può avvenire anche in alcuni ambienti edificati, purchè abbiano delle caratteristiche di spessore. Gli studi sono pochi, ma forniscono risultati generalizzabili che aiutano a formulare nuove domande di ricerca. Gli ambienti naturali, offrono aiuto per il benessere psicofisiologico degli individui spesso afflitti dalle forme più comuni di stress urbano, come il rumore, il traffico e l’affollamento, migliorando notevolmente la qualità di vita
Fonti:
-Baroni M.R. (1998). “Psicologia ambientale”, il Mulino, Bologna;
-Baroni M.R., Berto R. (2013). “Stress ambientale: Cause e strategie d’intervento”, Carocci editore, Roma.
A cura della dott.ssa Karola Dell'elce,
laureata in psicologia cognitiva