
“Per tenere qualcosa, devi averne cura – per averne cura devi capire di che tipo di cura ha bisogno.”
Dorothy Parker
Quando si parla di demenza, le domande sono tante e spesso sono relative alle “cure”. Esistono farmaci per curare le demenze? Esistono altre modalità di terapia? Per le demenze neurodegenerative o irreversibili non si dispone ancora di una terapia risolutiva. Attualmente sono sul commercio solo farmaci sulla demenza specifici per l'Alzheimer, mentre per le altre forme di demenza sono disponibili dei farmaci che controllano i sintomi legati alla depressione e all’agitazione, tipici della malattia. La scarsa risposta farmacologica ha fatto sì che si cercassero terapie alternative, non farmacologiche/ psicosociali, che agissero sulla sfera comportamentale, emotiva, cognitiva e relazionale dell’utente con demenza lieve o moderata. Cosi, intorno al 2012 circa l’IPA (International Psychogeriatric Association) cominciò a raccomandare queste nuove terapie. L’obiettivo delle terapie non farmacologiche non è quello ripristinare le abilità ormai deteriorate, ma di ritardare il declino cognitivo e funzionale rimanente, ridurre i disturbi psicologici e comportamentali e creare un nuovo equilibrio che migliori la qualità di vita della diade paziente-caregiver. In che modo? Attraverso una preliminare valutazione delle potenzialità residue su cui fondare un piano individualizzato. Nel tempo sono stati ideati diversi interventi psicosociali raggruppabili in 3 macro-aree:
● Riabilitativi: Stimolazione cognitiva, attività carta-penna o computerizzate per stimolare specifiche aree del cervello;
● multistrategici o aspecifici , approccio che fa leva sulle risorse interne ed esterne al paziente. È possibile, ad esempio, puntare su rievocazioni di ricordi passati (Terapia della Rievocazione) o sullo stimolare, attraverso domande sulla data, la stagione o gli eventi più importanti, l'orientamento temporale (Terapia di orientamento,ROT);
● comportamentali-sensoriali come la musicoterapia o aromaterapia, i quali utilizzano modalità sensoriali per veicolare informazioni non verbali, stimolare la comprensione, contenere disturbi comportamentali e migliorare l’umore.
Anche se gli interventi psicosociali non comportano gli effetti collaterali tipici dei farmaci, vanno calibrati in base alle caratteristiche dell’utente per evitare che l’attività diventi frustrante. L’approccio che ad oggi sembra produrre i migliori risultati è quello che vede una co- presenza dei trattamenti farmacologici e psicosociali.
E’ bene sapere che le terapie non farmacologiche evidenziano anche una importante valenza a livello di prevenzione del processo involutivo delle condizioni cognitive. La cura inizia dal saper “ascoltare”. Il consiglio è dunque di prendersi cura di sé e del proprio caro, non mettendo a tacere quei primi segnali di malessere che il corpo e la mente comunicano. Sarà più facile affidarsi ad uno specialista che valuterà la situazione e sceglierà una terapia non farmacologica adatta.
Fonti:
- http://157.138.7.91/bitstream/handle/10579/3995/807331-1157237.pdf?sequence=2
- https://www.simg.it/Riviste/rivista_simg/2020/05_2020/10.pdf
- http://www.cottolengo.ch/terapie-non-farmacologiche
Articolo a cura della dott.ssa Vanessa Silvestri
Laureata in Psicologia Clinica e della Salute
vanessa.silvestri.vs@lgmail.com