
Nella quotidianità, ci viene richiesto di compiere piccoli gesti o azioni più complesse per raggiungere degli obiettivi e attivare dei comportamenti. Quando abbiamo appreso come attuare alcuni gesti, questi diventano involontari e non richiedono più una particolare attenzione. Per alcuni però, anche i più semplici gesti che hanno appreso, possono diventare delle vere e proprie sfide quotidiane a causa dell’incapacità di poterli riprodurre.
Le abilità motorie e le abilità percettive sono strettamente interconnesse, poiché, l’esperienza viene data da una corretta integrazione di percezioni e seguenti azioni messe in atto. Le percezioni e la capacità di utilizzare il proprio corpo in risposta a richieste ambientali sono fondamentali per lo sviluppo. Nella Disprassia, la mancata integrazione di queste abilità può comportare deficit di coordinazione e pianificazione, pertanto, bisogna saper riconoscere i segnali per poter ridurre le difficoltà del bambino.
La Disprassia evolutiva riguarda una condizione neurologica che può insorgere dall’età dello sviluppo e accompagnare l’individuo sino all’età adulta. Il disturbo riguarda la presenza di deficit di pianificazione, coordinazione e organizzazione dei comportamenti utili ai fini del raggiungimento di un obiettivo.
Il bambino spesso può essere giudicato come “incapace” di svolgere azioni in realtà molto comuni alla sua età e non è facile scovare i segnali di questa condizione poiché è ancora poco conosciuta. Il deficit non riguarda le capacità intellettive poiché il bambino sa come deve svolgere un gesto ma non riesce a farlo.
Le varie forme di Disprassia, motorie e verbali, sono caratterizzate da alcuni sintomi comuni:
- scarsa coordinazione o equilibrio;
- deficit nella gestualità e nel linguaggio;
- difficoltà nel mantenere l’attenzione e nel ricordare informazioni;
- difficoltà nell’organizzazione e nella pianificazione dei gesti e delle attività;
- bassa autostima;
- ridotta autonomia nella cura di sé (ad esempio vestirsi o mangiare senza sporcarsi).
La Disprassia non è una condizione statica e si può convivere con il disturbo. Durante la crescita, il bambino deve essere seguito da esperti nell’ambito motorio, linguistico e cognitivo e deve ricevere un supporto psicologico per la sua autostima e le sue relazioni sociali. La famiglia deve essere inclusa nella terapia perché potrebbe sentirsi disorientata o non essere consapevole di questa condizione.
Ad oggi, la Disprassia non viene sempre riconosciuta ed infatti, nella maggior parte dei casi, viene sottovalutata. E’ bene riconoscere i segnali e agire tempestivamente sulle disfunzioni che comporta poiché, si può convivere con il disturbo con un sostegno adeguato. Infatti, le strategie fornite ai soggetti, dalla prima infanzia, possono garantire loro una corretta gestione delle attività quotidiane e in futuro una vita sociale, familiare e lavorativa al pari degli altri.
Bibliografia
Disprassia - Centro Phoenix (centrophoenix.net)
Disprassia cos’è e come si affronta - Uppa (uppa.it)
Articolo a cura della Dott.a Binni Chiara
Laureata in Psicologia Clinica e Della Salute
e-mail: binnichiara36@gmail.com