
Nell’articolo precedente, sono state evidenziate le principali manifestazioni della Disprassia evolutiva, una condizione molto complicata da individuare ma che non si presenta come statica ed immutabile.
A causa della complessità di riconoscere i segnali in maniera tempestiva, si possono correre alcuni rischi. Tra questi, in particolare, il bambino che non ha ricevuto aiuto potrà avere ridotta autostima o difficoltà nelle relazioni sociali in adolescenza. È importante individuare i segnali nascosti e attuare alcune strategie quando i bambini sono ancora piccoli. Pertanto, le abilità che un bambino non riesce ad apprendere in linea con la sua età non devono essere assolutamente categorizzate come incapacità ma richiedono una particolare attenzione.
La scuola è uno degli ambienti esterni in cui il bambino si relaziona con gli altri. Quindi, anche gli insegnanti devono essere informati in modo da proporre differenti strategie a questi bambini per non creare forme di inferiorità; ecco alcuni suggerimenti di seguito da praticare a scuola:
-proporre dell’attività brevi e con pause distribuite, poiché questi bambini accusano molta stanchezza;
-prediligere ambienti tranquilli in cui non ci siano fonti di distrazione;
- fornire più tempo nelle verifiche e nelle attività poiché tendono a mostrare maggiore lentezza nei compiti;
- fornire istruzioni verbali per guidare i bambini passo dopo passo in modo che riescano a comprendere l’attività che stanno svolgendo;
-fornire strumenti di supporto come schemi, computer e musica per accompagnarli in attività complesse;
-suddividere compiti complessi in attività più semplici, soprattutto in ambito motorio, con particolare attenzione alle attività di educazione fisica;
- scegliere adeguate attività di gruppo che possano includere tutti i bambini e rinforzare i loro successi quando riescono a completare queste attività.
Dunque, è importante riconoscere i segnali e che il bambino sia supportato da professionisti, dalla famiglia e dalla scuola per garantire inclusione e autostima al pari di ogni altro bambino.
Bibliografia:
per maggiori informazioni:
Dyspraxia Foundation (https://dyspraxiafoundation.org.uk);
Orizzontescuola.it
Articolo a cura di Binni Chiara
Dott.a in Psicologia Clinica e Della Salute
e-mail: binnichiara36@gmail.com