
I bisogni primari dei caregiver sono:
- essere in salute
- mantenere contatti e supporto sociale per il benessere psicologico
- attività ricreative
- ambiente di vita favorevole
Le macro aree del burden (peso della cura) sono quella fisica, psicologica, emotiva, sociale e finanziaria.
Il burden fisico è legato ai sintomi di fatica e ai problemi di tipo somatico del caregiver. I caregivers con uno o più sintomi fisici (in particolare fatigue) o emotivi (irritabilità) presentano livelli più alti di esaurimento emotivo. Rispetto al burden psicologico, emerge come lo stress sia una componente costante per i caregiver. Pertanto, possono presentare ansia, fragilità, angoscia, insonnia, preoccupazione e stress, e talvolta sintomi psichiatrici come la depressione.
Il burden emotivo è quella parte più riservata che il caregiver utilizza per esprimere i sentimenti che prova nei confronti del paziente quando quest’ultimo assume comportamenti imprevedibili e insoliti. Il burden emotivo è caratterizzato da irritabilità, tristezza, stanchezza e senso di colpa.
Il burden sociale è la sezione riservata alla percezione, da parte dell’assistente, di un conflitto di ruolo e per spiegare l’impatto che questo ha nella sua vita sociale.
In merito al burden sociale emerge che le ore di caregiving, il carico assistenziale e le modifiche delle attività di vita quotidiana provocano un graduale ritiro sociale. Il burden sociale, a sua volta, esacerba il burden fisico e psicologico.
In questo caso l’assistente ha modo di esprimere le sue impressioni riguardo a quanto si sente in svantaggio e tagliato fuori rispetto alle aspettative e alle opportunità dei suoi coetanei.
Infine, il burden finanziario, è la sezione riservata alla necessità del caregiver di ridurre le ore di lavoro con possibile diminuzione del salario e far fronte ai costi per l’assistenza. A sua volta il burden finanziario determina:
- ricadute importanti nella sfera psicologica, emotiva, sociale;
- aumento dello stress;
- problemi di salute mentale;
- riduzione del tempo da trascorrere con gli altri membri della famiglia.
A fronte di quanto detto è giusto non lasciare soli i caregivers e prendersi cura di loro, e quindi di conseguenza aiutiamo chi aiuta, perché se stanno bene i caregivers stanno bene anche gli assistiti.
Bibliografia:
Tebb SS., Berg-weger M., Rubio DM., (2013), The Caregiver Well-Being Scale: Developing a Short-Form Rapid AssessmentInstrument, in Health & Social Work,Nov;38(4):222-30.
Yilmaz A., Turan E., Gundogar D., (2009), Predictors of burnout in the family caregivers of Alzheimer’sdisease: evidence from Turkey, in Australasian Journal on Ageing, Mar;28(1), 16–21.
Articolo a cura della Dott.a Angela Grisolia
Laureata in Neuroscienze Cognitive
Angelagrisolia98@gmail.com