A scuola mi chiesero cosa volessi diventare da grande, risposi “felice”.
Mi dissero che non avevo capito l’esercizio e io dissi loro che non avevano capito la vita.
(John Lennon)

Che cos’è la felicità?
Se penso alla felicità mi torna in mente il film “La ricerca della felicità” diretto da Gabriele Muccino in cui uno dei principali interpreti è Will Smith (nel film Chris Gardner, è un genitore che lotta per realizzare una vita migliore per lui ma soprattutto per suo figlio).
Uno dei passaggi che più mi ha colpito e mi è rimasto impresso è questo padre che rivolgendosi al figlio gli dice:“non permettere mai a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa; neanche a me ok? Se hai un sogno tu lo devi proteggere, quando le persone non sanno fare qualcosa lo dicono a te che non lo sai fare, se vuoi qualcosa vai lì e inseguila!”
Un insegnamento di un papà verso il figlio a rincorrere la vita, a non lasciarsi scappare le occasioni, a vivere la vita, a combattere nelle cose in cui si crede per realizzarsi.
Ma che cos’è la felicità? La felicità è uno stato d’animo (emozione) positivo di chi ritiene soddisfatti i propri desideri.
Ma se proviamo a chiedere agli altri cosa sia la felicità; probabilmente otterremo svariate risposte.
E se pensiamo ai ragazzi di oggi? Sono felici? Mi piacerebbe rispondere a questo parlando di una scuola, chiamata Summerhill, in Inghilterra nel 1924 fondata da Alexander S. Neill (pedagogista scozzese), sotto molti aspetti simile ad una scuola comune, priva di gerarchie, dove le lezioni non erano obbligatorie e ogni ragazzo poteva decidere come impiegare il proprio tempo e quali corsi frequentare. Non vi erano presenti voti o esami che potessero in qualche modo considerare un ragazzo al di sopra dell’altro. Questa scuola è un esempio di reinserimento nella società di ragazzi disadattati, a dimostrazione che il metodo della libertà funziona. Ha lo scopo di favorire un libero sviluppo del bambino in modo tale da mantenere integra la propria creatività.
Alexander S. Neill esprime il suo punto di vista sulla felicita considerandola lo scopo della vita; essere felici vuol dire provare interesse per qualcosa. I genitori si rendono conto con molta lentezza della poca importanza di ciò che si impara a scuola. I bambini, come gli adulti, imparano quello che vogliono imparare. Tutti i riconoscimenti, i bei voti, gli esami, soffocano il libero manifestarsi della personalità. Solo i pedanti sostengono che l’educazione si fa sui libri. I libri, a scuola, sono la cosa meno importante. Un bambino deve solo saper leggere, scrivere e far di conto; il resto deve essere tutto teatro, giocattoli, creta, pittura, sport, libertà. La maggior parte del lavoro che gli adolescenti fanno a scuola è puro spreco di tempo, di energie, di pazienza. Toglie al giovane il diritto di giocare, giocare, giocare, giocare, ancora giocare; mette teste vecchie su spalle giovani.
Quale impatto hanno le emozioni su ognuno di noi? Le emozioni sono componenti fondamentali della nostra vita, da esse traiamo gli stimoli che muovono le nostre giornate. Ogni emozione è importante e permette a chi la sperimenta di sentirsi vivo; l’uomo è però soprattutto alla ricerca di quelle sensazioni e emozioni che lo fanno stare bene, quindi alla ricerca di quello stato emotivo di benessere chiamato felicità. Le emozioni danno colore e sapore all’esistenza, ci permettono di gustare la vita. Le persone che si trovano in questa condizione si sentono più libere, spontanee, avvertono con maggiore intensità le sensazioni corporee positive. E poi chi è felice sorride, sorride spesso.
Ma chi sono le persone felici? Ci sono degli studi che hanno cercato di rispondere a questa domanda sottolineando come le caratteristiche associate alla felicità sono quelle relative alla personalità quali estroversione, fiducia in sé stessi, controllo sulla propria persona e sul futuro.
Penso che ognuno ha le capacità di raggiungere questo stato interiore, in modi diversi, ma tutti possiamo farlo. Non credo a chi dice di non riuscire; perché come diceva Seneca: “Nessuno è infelice se non per colpa sua”. La colpa dell’essere infelici è colpa nostra, di come permettiamo agli altri di intaccare il nostro equilibrio. Quindi essere felici non significa non essere mai tristi, ma vuol dire accogliere tutte le emozioni perché ricche di senso interno, e non fuggire dal quelle negative come la rabbia e la tristezza.
Chi non ha conosciuto almeno una volta nella vita anche un solo istante di felicità e magari poi con gli anni, coltivandone il ricordo? A volte la felicità arriva, ci prende, ci rende “stupidi” e se ne va tralasciando quel senso di nostalgia.
Se vuoi una vita felice devi dedicarla ad un obiettivo,
non a delle persone o a delle cose.
-Albert Einstein-
Per approfondire
Alexander S. Neill. I ragazzi felici di Summerhill. 1990 Red Edizioni.
Raffaele Morelli. Come essere felici. 2003 Editore Mondadori.
Angelo Pellegrino. Epicuro Lettera sulla felicità. 2004 Einaudi Editore.
Shawn. I vantaggi della felicità. 2012; Editore Scuola Di Palo Alto.