La paura uccide la mente.
La paura è la piccola morte
che porta con sé l’annullamento totale.
Guarderò in faccia la mia paura.
Permetterò che mi calpesti e mi attraversi,
e quando sarà passata non ci sarà più nulla,
soltanto io ci sarò.
(Frank Herbert, da “Dune”)

La nostra intera vita è governata da una moltitudine di emozioni, alcune delle quali a dir poco spiacevoli, che spesso non siamo in grado di gestire perché non riusciamo a comprenderle. Per questo motivo oggi ho pensato di parlarvi delle emozioni, di cosa sono e di come influenzano la nostra esistenza, soffermandomi su un’emozione in particolare la Paura.
Cosa sono le emozioni?
Le emozioni, in psicologia, sono definite come uno stato complesso di sentimenti che si traducono in cambiamenti fisici e psicologici che influenzano il pensiero e il comportamento.
Più semplicemente, però, possiamo dire che un’emozione altro non è che la risposta del nostro organismo difronte ad uno stimolo improvviso. Una risposta dovuta all’azione simultanea di tre componenti: quella cognitiva, ossia la consapevolezza di ciò che sta accadendo; quella fisiologica, che si manifesta con l’alterazione di componenti fisiologiche (ad es. l’accelerazione del battito cardiaco o la sudorazione); ed infine quella motoria, ossia una serie di cambiamenti fisici che preparano il corpo all’azione.
Le emozioni sono innumerevoli e proprio per questo sono in grado di esercitare una forza incredibilmente potente sul comportamento umano.
La Paura è una delle emozioni primarie più forti e spesso limitante per chi la prova, essa è definita come uno stato emotivo molto intenso il cui obiettivo primario è quello di garantire la nostra sopravvivenza.
La paura, dunque, come molte altre emozioni può svolgere una funzione fortemente adattiva in quanto è in grado di segnalare al nostro organismo la presenza di un pericolo andando ad attivare in noi uno stato di allarme che ci spinge a cercare la migliore soluzione alla minaccia che incombe su di noi, sia essa qualcosa di realmente presente o solo temuta.
Nonostante ciò, quando pensiamo o proviamo a descrivere una paura emergono in noi emozioni sgradevoli e molto travolgenti che ci paralizzano e ci fanno desiderare che essa svanisca il prima possibile. Questo avviene perché quando la paura viene esasperata e resa smodatamente intensa, diventa disadattiva e ciò la trasforma in un sintomo psicopatologico, spesso associato ad attacchi d’ansia o di panico che ci impediscono di ragionare e di trovare una soluzione al problema.
Ma come possiamo liberarci da queste “catene” che ci paralizzano? Come possiamo far sì che la paura non si trasformi in un limite per noi?
Penso che prima di ogni altra cosa dobbiamo far sì che non sia la paura ad avere controllo su di noi bensì dobbiamo essere noi a controllare la paura e il modo migliore, esattamente come suggerisce il senso comune, per sovvertire questa condizione è quello di affrontarla.
Per aumentare la nostra capacità di gestione della paura dobbiamo innanzitutto imparare ad accettare la paura in quanto tale, accettando il fatto che la paura è un’emozione come tante altre e quindi non deve essere vissuta con imbarazzo.
A tal fine è di fondamentale importanza avviare un processo di introspezione che ci permetta di comprendere la natura della nostra paura, di determinare quale sia la sua fonte e se essa sia qualcosa di reale o di ipotetico. Poiché, soltanto quando avremo determinato quale sia il reale problema potremo analizzarlo ed individuare il modo migliore per affrontarlo.
“Non lasciare mai che la paura decida del tuo destino.”
(Lucinda Riley, da “Le sette sorelle”)
Approfondimenti bibliografici:
Herbert F., 1965, “Dune”
Nardone G., 2012, “Oltre i limiti della paura”
Riley L., 2015, “Le sette sorelle