“Spesso nel giudicare una cosa
ci lasciamo trascinare più dall'opinione
che non dalla vera sostanza della cosa stessa.”
(Lucio Anneo Seneca)
Maggio 2020, le testate giornalistiche di tutto il mondo riportano:
“Uomo nero disarmato di Minneapolis, in Minnesota, muore ucciso da 4 poliziotti durante l’arresto, sotto gli occhi increduli di alcuni passanti”.
Assurdo ma vero, nel XXI secolo gli esseri umani si macchiano ancora di atti così agghiaccianti nei confronti di altri esseri umani, un uomo il 25 Maggio del 2020 ha davvero perso la vita per mano di quegli stessi poliziotti che dovrebbero proteggerci, solo perché il colore della sua pelle era diverso dal loro.

Perché ciò accade?
Perché il genere umano si macchia ancora di questi reati?
Perché l’essere umano mette in atto comportamenti così crudeli verso un’altra persona?
Sinceramente non lo so, umanamente parlando non riesco a spiegare il perché di tutto ciò ma proverò a parlarvi del fenomeno che sta alla base di certi comportamenti dal punto di vista psicologico spiegandovi cosa sia il Pregiudizio, da cosa esso si generi e come possiamo provare ad eliminarlo.
Storicamente parlando la discriminazione di determinati soggetti condotta da altre persone è sempre esistita, un esempio lampante di ciò possono essere la schiavitù, una pratica disumana messa in atto dall’uomo bianco ai danni dell’uomo nero per molti secoli, oppure il genocidio d’intere popolazioni, come quello ai danni dei nativi americani che furono quasi completamente sterminati dai colonizzatori o degli ebrei durante la seconda guerra mondiale. La psicologia sociale per lungo tempo si è interessata allo studio di questi eventi arrivando a determinare che il fenomeno alla base di tutto ciò è il pregiudizio.
Prima però penso sia giusto parlarvi di un altro fenomeno la categorizzazione sociale, da cui esso si origina, che consiste in un processo cognitivo che la nostra mente utilizza per semplificare l’elaborazione della miriade di stimoli con cui costantemente l’ambiente sociale, in cui viviamo ed operiamo, ci “bombarda”. Le persone, gli oggetti gli eventi con cui entriamo in contatto in ogni momento della nostra vita sono troppi per essere conosciuti e ricordati in modo appropriato, per questo motivo ci affidiamo a questo processo cognitivo per semplificare la nostra vita.
La classificazione delle persone in categorie porta alla formulazione di giudizi che potrebbero non tenere conto per nulla delle reali caratteristiche delle persone, infatti classificando una persona all’interno di un gruppo ci aspettiamo che questa abbia atteggiamenti e comportamenti in linea con quelli tipici di tutti gli individui che appartengono al suo gruppo sociale.
L’insieme delle caratteristiche ritenute tipiche di una categoria sociale prende il nome di stereotipo, Tajfel (1999) definisce questo fenomeno come “Una serie di generalizzazioni compiute dagli individui”.
Dunque, uno stereotipo altro non è che un’opinione rigidamente precostituita e generalizzata, non acquisita sulla base di una nostra reale esperienza e che prescinde da una nostra valutazione personale.
Lo stereotipo viene potenziato da un processo secondario della categorizzazione, l’assimilazione intracategoriale che porta a ritenere che tutte le persone appartenenti ad una categoria siano più simili tra loro di quanto lo siano realmente, la conseguenza dell’attivazione di tutti questi processi fa sì che spesso formuliamo dei giudizi sulla base di informazioni parziali e che non tengono conto per nulla delle reali caratteristiche delle singole persone, ecco cos’è un pregiudizio.
Voci (2003) afferma
“Il pregiudizio è un processo che porta ad attribuire a una persona sconosciuta i tratti e le caratteristiche ritenute tipiche del suo gruppo di appartenenza”.
In altre parole, il pregiudizio è un giudizio basato su di una incompleta o indiretta conoscenza di qualcosa o qualcuno che spesso si basa su modelli di aggressività che creano uno squilibrio nella relazione con l’altro tale da portare alla messa in atto di comportamenti estremamente violenti. L’attivazione e l’applicazione di categorie, di stereotipi e pregiudizi avviene in modo del tutto automatico e inconsapevole creando così un circolo vizioso che funziona come una profezia che si auto-avvera, poiché nel momento in cui si attiva in noi una precisa aspettativa questa ci porta a generare comportamenti e atteggiamenti coerenti con essa, andando così a conferma l’aspettativa stessa.
È possibile eliminare i pregiudizi? Se lo è come possiamo farlo?
In realtà, i pregiudizi sono davvero difficili da eliminare e non so se sia realmente possibile farlo in modo definitivo. Ciò che però possiamo fare è tenerli a bada, nonostante essi spingano per manifestarsi, per questo ho pensato di proporvi una piccolissima lista di consigli per controllarli:
- Non siate affrettati, cercate di prendervi tutto il tempo necessario per conoscere una persona così da poter sviluppare una vostra opinione personale su quella persona, impedendo così ai pregiudizi di portarvi a pensare male di quella persona;
- Tenete sempre a mente, una delle mie frasi preferite “mai fare agli altri ciò che non vorresti venga fatto a te”. Sì, proprio così, cercate di porvi sempre questa domanda quando pensate di fare o dire qualcosa di sgradevole.
Nessuno merita di essere giudicato prematuramente, di sicuro a me non piacerebbe e penso che neanche a tutti voi, dunque combattete l’inganno del pregiudizio ed educate i vostri figli ad accettare le diversità cosicché eventi come quello del 25 Maggio scorso non avvengano mai più.
“È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio”
(Albert Einstein)
Dott.ssa Danila Negro
Laureata in Psicologia dei gruppi, delle comunità e delle organizzazioni
Email: danilanegro@live.it
Riferimenti bibliografici:
Tajfel, 1999, Gruppi umani e categorie sociali
Voci, 2003, Processi psicosociali nei gruppi