“Puoi cercare in tutto l’universo
qualcuno che sia meritevole del tuo amore e del tuo affetto
più di te stesso e non lo troverai in alcun luogo.
Tu stesso, come chiunque altro nell’intero universo,
meriti il tuo amore e il tuo affetto.”
(Buddha)

Iniziare ad amare sé stessi è il primo passo per imparare ad amare gli altri e soprattutto per permettere loro di amarci.
Ma cosa significa davvero volersi bene? E perché è così importante?
Volersi bene vuol dire conoscersi, capire chi siamo e di cosa abbiamo bisogno, vuol dire essere i nostri più importanti alleati.
Troppo spesso, però, tendiamo ad essere i nostri peggiori nemici, non facciamo che sottovalutarci e ciò mina inesorabilmente la nostra autostima che rischia di essere sempre più bassa.
Siamo tutti molto bravi a valorizzare gli altri, ad essere comprensivi nei loro confronti e verso i loro errori, ma quando si tratta di noi diventiamo dei giudici severi che non ammettono nemmeno la più piccola imperfezione.
Questa estrema rigidità, ci porta a sentirci spesso frustrati e inadeguati, a non volerci bene, a trattarci male facendoci sviluppare numerosi problemi psicologici come la dipendenza, l’eccessivo bisogno di approvazione, l’ansia e la depressione.
Questo senso di inutilità soggettiva, di non esistenza possono essere spiegati con il concetto del falso sé.
Secondo Winnicot quando il senso di identità si basa erroneamente sulla totale remissività ed acquiescenza ai bisogni e ai desideri altrui invece che ai propri viene a crearsi una modalità patologica di sviluppo dell’identità che porta la persona a fondare il proprio senso di identità nell’accondiscendere alle richieste altrui.
Nel momento in cui questo è l’unico modo sperimentato dalla persona, fin dai suoi primi anni di vita, per assicurarsi la vicinanza e l’affetto delle figure significative si finisce per non sapere più chi si è davvero, poiché non riuscendo a comprendere quelli che sono i propri desideri e bisogni si diventa schiavi del giudizio e dell’approvazione altrui.
Come possiamo fare, dunque, a fuggire dalla trappola del falso sé?
Secondo Winnicott in contrapposizione al falso sé esiste il vero sé, che rappresenta la spontaneità originaria della persona, l’essere creativi e sentirsi soddisfatti di ciò che si è.
La domanda sorge spontanea, dunque, come possiamo riuscire ad accedere al nostro vero sé?
A mio avviso credo che l’unico modo davvero efficace per farlo sia quello di imparare a volerci bene davvero, iniziando:
- Ad accettare i nostri difetti e ad apprezzare e valorizzare i nostri aspetti positivi;
- Ad approfittare dei momenti di solitudine per ascoltarci davvero e poter capire quali sono i nostri bisogni reali, in fin dei conti i maggiori esperti di noi stessi siamo noi;
- A vivere con serenità i nostri errori, vedendoli come uno spunto di crescita e di riflessioni;
- A gratificarci, impegnandoci a pieno ad essere felici come faremmo per le persone che amiamo.
Un ultimo consiglio che sento di dare a tutti è quello di dare ascolto alla nostra voce interiore, che il più delle volte facciamo erroneamente tacere.
Proviamo invece ad ascoltarla, poiché esattamente come una bussola che indica sempre il Nord essa ci conduce sempre verso ciò che è meglio per noi!
Essere in grado di volersi bene è indispensabile non solo alla costruzione del nostro vero sé ma anche a permettere a noi stessi ed agli altri di apprezzare e rispettare la persona che siamo davvero.
“Impara a piacere a te stesso.
Quello che pensi tu di te stesso è molto più importante
di quello che gli altri pensano di te”
(Seneca)
Dott.ssa Danila Negro
Laureata in Psicologia dei gruppi, delle comunità e delle organizzazioni
Riferimenti Bibliografici:
Lombardo P., 2008, Volersi bene: In viaggio verso il vero sé.
Winnicott D., 2020,Gioco e realtà.