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L’ EFFETTO MOZART NEI PAZIENTI CON MORBO DI PARKINSON


Esiste un rapporto profondo tra arte e movimento, coinvolgendo la danza, la pittura, la musica e persino le neuroscienze. L’arte spesso segue schemi naturali e matematici che regolano il movimento del corpo e la percezione umana. La sezione aurea, un rapporto matematico di circa 1,618, è una costante che appare frequentemente sia nell’arte che nei movimenti biologici, pare infatti che il nostro sistema motorio segua questo principio matematico per ottimizzare efficienza e fluidità. Un esempio di questa armonia naturale è il cammino, che in un soggetto sano è simmetrico. Nei pazienti con morbo di Parkinson, questa armonia fisiologica viene alterata, tanto più la patologia è grave tanto più i passi dei malati si allontanano dal rapporto aureo, l’ipotesi è che la degenerazione dei neuroni dopaminergici porta a una perdita della fluidità motoria, con movimenti rigidi, lenti e poco coordinati. Le neuroscienze hanno scoperto che l’uso della sezione aurea nei programmi di riabilitazione motoria potrebbe migliorare la qualità dei movimenti nei pazienti con disturbi neurologici, come il morbo di Parkinson, in particolare negli ultimi decenni numerosi studi hanno indagato il cosiddetto “ Effetto Mozart”, un fenomeno secondo cui l’ascolto di alcune composizioni di Mozart potrebbe favorire miglioramenti cognitivi e motori nei pazienti affetti da patologie neurologiche, in particolare da pazienti affetti da Parkinson. Gli effetti benefici di questa musica deriverebbero proprio dalla struttura matematica di quest’ultima che segue schemi proporzionati come la sezione aurea, questi potrebbero agire da stimolo esterno per sincronizzare nuovamente il cervello e il movimento, migliorando la capacità dei pazienti di eseguire gesti più fluidi e naturali, riducendo il rischio di blocchi motori. Una tecnica riabilitativa basata sull’Effetto Mozart riguarda degli esercizi ritmici per migliorare la stabilità e la coordinazione, tra questi si è dimostrata particolarmente efficace la marcia su musica con battiti aurei utilizzando la Sonata per due pianoforti in Re maggiore K.448 di Mozart. L’esercizio consiste nel camminare seguendo un ritmo strutturato basato sulla sezione aurea, dove la fase di appoggio del piede dura circa 1,618 volte la fase di oscillazione e si utilizza il battito forte della musica come guida per il passo principale, dopo circa 2-3 minuti, il paziente prova a eseguire il movimento senza pensarci troppo, lasciandosi guidare dalla musica, infine si rallenta progressivamente il ritmo fino a fermarsi e si procede con degli esercizi di respirazione per rilassare il corpo. I benefici attesi da questo esercizio includono:


·         Maggiore fluidità e stabilità del cammino.

·         Riduzione della festinazione (passi rapidi e incontrollati tipici del Parkinson).

·          Sincronizzazione cerebrale tra ritmo musicale e movimento motorio.


 Le ricerche hanno dimostrato che tra i principali benefici dell’Effetto Mozart rientrano il miglioramento delle capacità di ragionamento spaziale e problem-solving, la stimolazione della plasticità neurale, favorendo la connessione tra diverse aree del cervello e aumento della concentrazione e della memoria a breve termine. Questi risultati suggeriscono che la musica di Mozart potrebbe rappresentare una strategia terapeutica complementare per migliorare le capacità motorie nei pazienti con Parkinson in modo non invasivo e piacevole.


Articolo a cura della Dott.ssa Kelly Fasolino

Laureata in Scienze e Tecniche Psicologiche

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