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Veronica Gabriele

LE FUNZIONI ESECUTIVE–INIBIZIONE E FLESSIBILITÀ





L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa progressiva caratterizzata da deficit nella memoria episodica, nella memoria di lavoro e nelle funzioni esecutive. Esempi di disfunzione esecutiva includono scarsa attenzione selettiva e divisa, inibizione fallita di stimoli interferenti e scarse capacità di manipolazione.

Le funzioni esecutive (FE) riflettono una costellazione di processi cognitivi di ordine superiore che sono marcatamente vulnerabili al processo di invecchiamento; rappresentano quindi un complesso sistema di processi cognitivi (funzioni corticali superiori) flessibili e necessari alla pianificazione e al controllo di comportamenti finalizzati ad uno scopo. Garantiscono il monitoraggio e la modifica del proprio comportamento in caso di necessità, adeguandolo a situazioni nuove e difficili. Sebbene prove considerevoli suggeriscano che questi diversi processi cognitivi siano supportati da strutture anteriori e posteriori, così come corticali e sottocorticali, le funzioni esecutive sono spesso caratterizzate come "compiti del lobo frontale" fondamentali, per via della loro localizzazione.

Sono coinvolte:

·         nell’apprendimento di nuove azioni;

·         nella pianificazione di azioni e processi decisionali;

·         nel raggiungimento di uno scopo in situazioni nuove, difficili, pericolose;

·         in comportamenti nuovi che richiedono l’esecuzione di una nuova sequenza d’azioni;

·         in un costante monitoraggio del proprio comportamento;

·         nel superamento di forti risposte abituali.

Le FE sono essenzialmente composte da tre sottoinsiemi: inibizione, capacità di inibire impulsi e informazioni rilevanti; memoria di lavoro, capacità di mantenere in memoria informazioni e manipolarle per brevi periodi di tempo; flessibilità di risposta, capacità di attuare comportamenti diversi in base al cambiamento di regole o del tipo di compito.

Inoltre, comprendono l’autoregolazione emotiva, cioè la capacità di gestire le proprie emozioni e tenere sotto controllo i propri sentimenti per evitare che ostacolino il raggiungimento dei propri obiettivi; la flessibilità, la capacità di adattarsi a nuove situazioni gestendo adeguatamente gli imprevisti del caso; la pianificazione, cioè la capacità di immaginarsi come raggiungere uno scopo e, nel dettaglio, quali passi compiere per farlo; l’attenzione focalizzata, ovvero la capacità di concentrarsi su alcuni elementi selezionando ciò che risulta utile, filtrandolo tra tutte le informazioni presenti; la memoria di lavoro, cioè la capacità di tenere a mente le informazioni legate all’esecuzione di un’attività e il tempo necessario per portare a termine l’attività stessa; l’inibizione della risposta, ossia la capacità di non mettere in atto la prima risposta che, impulsivamente, tenderemo a produrre indipendentemente dall’opportunità della stessa. 

Ricerche recenti hanno messo in luce i meccanismi compensatori che si verificano nel cervello a seguito dell'invecchiamento. L'ippocampo, struttura curva situata nelle profondità del cervello, svolge un ruolo importante nella formazione, archiviazione ed elaborazione dei ricordi. Esso diventa un po' più piccolo come parte del normale processo di invecchiamento, ma diminuisce maggiormente le dimensioni in soggetti con lieve deterioramento cognitivo ed è nettamente più piccolo del normale in persone affette da Alzheimer. Gli anziani reclutano regioni bilaterali della Corteccia Prefrontale (PFC) per completare compiti di memoria di lavoro che richiedono controllo esecutivo. L'iperattivazione delle regioni bilaterali della PFC negli anziani è un esempio di ristrutturazione cognitiva, poiché gli individui iniziano a sperimentare difficoltà con compiti di funzione esecutiva come attenzione divisa e inibizione di stimoli interferenti. Di conseguenza, gli anziani hanno una capacità di memoria di lavoro inferiore rispetto agli adulti più giovani. La disfunzione esecutiva diventa più pronunciata durante il deterioramento cognitivo lieve infatti, un numero crescente di studi ha segnalato l'esistenza di deficit sia cognitivi che di memoria.

 

 

Articolo a cura della Dott.ssa Veronica Gabriele

laureata in Psicologia Clinica e della Salute.

 

References

Kirova, A. M., Bays, R. B., & Lagalwar, S. (2015). Working memory and executive function decline across normal aging, mild cognitive impairment, and Alzheimer's disease. BioMed research international2015, 748212. https://doi.org/10.1155/2015/748212

Bettcher, B. M., Mungas, D., Patel, N., Elofson, J., Dutt, S., Wynn, M., Watson, C. L., Stephens, M., Walsh, C. M., & Kramer, J. H. (2016). Neuroanatomical substrates of executive functions: Beyond prefrontal structures. Neuropsychologia85, 100–109. https://doi.org/10.1016/j.neuropsychologia.2016.03.001

 

 

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